Bambini e Coronavirus: Considerazioni psicologiche

In questo momento di straordinarie condizioni di vita dovute all’emergenza sanitaria anche i bambini fanno parte del grande “gioco” a cui siamo chiamati; ma quali accortezze, conseguenze e riflessioni sono necessarie per proteggere la loro salute psichica ed emotiva oltre che fisica?

Andiamo per gradi.

Noi adulti che siamo a contatto con loro, con il nostro modo di vivere e reagire siamo il primo fattore di protezione o viceversa di esposizione a stress emotivo. Come noi viviamo e attraversiamo questi giorni è di fondamentale importanza.

Questa è una situazione nuova, non conosciuta, per tutti, e quindi richiede all’adulto di attivare da una parte le proprie capacità già acquisite di far fronte alle difficoltà, ma dall’altra anche la curiosità e la capacità esplorativa propria di ogni situazione non conosciuta. Non servono solo reazioni e idee, non dobbiamo pensare che i bambini debbano percepire un adulto che sa sempre cosa fare e cosa pensare, ma piuttosto è di vitale importanza per loro sentire un adulto che sa stare nell’incertezza e nella paura. Mi spiego meglio, di fronte alla domanda di un bambino “Come andrà a finire?” può essere meglio rispondere “Non lo so, non lo sappiamo” con un fiducioso sorriso sulle labbra, piuttosto che un “Andrà tutto bene” che nasconde magari tanta paura. So bene che non è facile per noi avere un sorriso fiducioso adesso, sono tante le emozioni che ci attraversano e sono molto potenti.

Non c’è da mentire ai bambini, non c’è da rassicurarli inutilmente, c’è piuttosto la necessità che noi adulti restiamo in costante contatto con le nostre emozioni e ne siamo consapevoli.

Quando parlo della parte esplorativa mi riferisco alla possibilità che noi apriamo con loro un dialogo in cui insieme si osservino tutte le varie angolazioni della situazione, e soprattutto che loro sappiano di cosa si sta parlando. Primo punto per poter affrontare qualcosa: conoscerla.

Per prima cosa assicurarsi che sappiano cosa sia un virus, l’interazione dell’uomo con virus e batteri, e quindi la possibilità ad esempio anche di una buona e sana convivenza (che sarà la strada che tutti dovremo intraprendere nel lungo termine!).

Questo è importante perché raccogliendo un pò di informazioni dai genitori in questo momento ho visto che bambini di 3-4 anni pensavano che ci fosse un mostro per le strade e per questo non si potesse uscire. Non è così che funziona e questo può essere molto angoscioso.

è necessario che noi facciamo chiarezza in questo senso, i mostri devono esistere nelle favole, non nella vita reale, che va invece capita e affrontata con un buon senso di realtà.

Potete cercare materiale didattico su internet o rivolgervi a molte delle biblioteche comunali che in questo momento sono rimaste attive sul web con consigli di lettura specifici, per età. In questo senso invito gli insegnanti che fanno didattica a distanza di ogni ordine e grado ad assicurarsi che i bambini siano ben informati sulle conoscenze di base, può essere un buon modo di far scienze o di studiare il corpo umano in questo momento. Non tutti i genitori sono in grado di fornire informazioni adeguate sulla situazione, ancora una volta chi insegna deve farsi carico di assicurare questa “parità” di conoscenze.

Insieme possiamo fare considerazioni sugli aspetti positivi di questo momento come l’inquinamento diminuito drasticamente, l’ambiente, la possibilità di rallentare, di stare insieme. Cosa ci ha condotti fino a qui? Cosa possiamo cambiare?

E soprattutto chiedere, chiedere ai bambini cosa pensano, cosa si immaginano, lasciarli esprimere. 

Come esperta del trauma psichico, molti mi chiedono: è una situazione traumatica questa?

Anche qui sento di andare per gradi: non lo sappiamo ancora.

Sicuramente la situazione ha un impatto sociale traumatico, sia immediato: il mondo fermo del brulicare continuo di noi uomini, le più grandi città del mondo da New York a Mosca deserte come una grande scena apocalittica; sia nel lungo termine con le conseguenze economiche e sociali che potrà comportare. Siamo in una situazione potenzialmente traumatica e molto delicata. 

Ma ora, in questo momento, per i bambini non c’è una evidenza che stiano vivendo un trauma. Tutto dipenderà dalla nostra capacità di attraversare in modo costruttivo quello che accade. Mi spiego. Questa situazione evidenzierà e incrementerà piuttosto risorse e criticità già esistenti, ma può stimolare anche creatività e modalità nuove di affrontare la vita. Sicuramente i bambini stanno avendo un cambio drastico rispetto alle loro abitudini, ma non è detto che le condizioni sociali in cui erano abituati a vivere, scuola, sport, genitori sempre di fretta, assenti nella maggior parte di casi per buona parte della giornata, fossero davvero quelle di cui avevano bisogno. Per molti forse questa fermezza significa riappropriarsi di ritmi e di tempi più idonei e di una presenza dei genitori, dimenticata ormai. 

Le situazioni familiari già difficili è chiaro che possono essere drammatiche in questo momento, ed è importante che a livello sociale e amministrativo si attivino tutte le modalità di rilevazione e protezioni delle situazioni di disagio. Tutti siamo chiamati a diventare sentinelle accorte del nostro prossimo, non è più pensabile che lo Stato possa ora riuscire a intervenire ovunque. Teniamo a mente le situazioni difficili che conosciamo, informiamoci, organizziamoci anche autonomamente e/o come volontari. Informiamoci sui canali ufficiali su cosa possiamo fare per i bambini in difficoltà, in particolare segnalo il sito del Ministero della Salute www.salute.gov.it e il sito dell’Autorità Garante per i diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza www.garanteinfanzia.org .

La questione della limitazione di movimento e di frequentare luoghi pubblici non può essere di per sè e subito traumatica. Mi spego. Abbiamo appena attraversato una quindicina di giorni, una limitazione che potrebbe avvenire anche per un banale motivo di salute, quindi per adesso non è di per sè un problema. Ciò che cambia è ancora una volta come gli adulti hanno affrontato questi giorni, perchè in realtà non è un motivo banale che ci tiene a casa. Da ora in poi dovremo invece iniziare a considerare che i bambini hanno bisogno di uscire, con attenzione, intorno a casa, senza incontrarsi con altri, ma io credo che come ha detto il Sindaco di Firenze Nardella ai genitori che chiedevano di portare i bambini fuori, di farlo ma con responsabilità, attenendosi alle regole che sappiamo: non accedere ai parchi pubblici, non assembrarsi. Credo che tutti pian piano stiamo acquisendo un maggiore senso di responsabilità comunitaria. Troviamo ognuno la propria strada, nel rispetto delle regole, ma la propria strada per fronteggiare questo momento.

Per molti bambini che già vivevano in campagna, a contatto con la Natura e con ritmi più lenti, può essere un momento per valorizzare tutto ciò e viverlo ancora meglio.

Una caratteristica di questo virus mi sembra quella di mettere in risalto le difficoltà della nostra epoca, quelle di chi era ed è dipendente da ritmi frenetici e di massima efficienza.  

Molto poi dipenderà dalla capacità della nostra società di far fronte alla situazione economica, tra un pò iniziano ad esserci problemi di liquidità nelle famiglie, e quello è un punto assai delicato.

Veniamo ora ad aspetti pratici che possono aiutare a sviluppare una buona resilienza in questi giorni così difficili insieme ai nostri bambini:

  1. Cercare di avere un ritmo e una quotidianità, rispettando quanto più possibile orari dei pasti e del ritmo sonno veglia. può essere anche importante tutti i giorni prendersi il tempo di segnare insieme ai bambini sul calendario il giorno e fare un programma della giornata. Questo ci aiuta perchè anche noi adulti possiamo avere difficoltà ora a mantenere un contatto con lo scorrere dei giorni. Usiamo questo momento per progettare tutti insieme come dividersi i compiti in casa, può essere un’ottima occasione di apprendimento di cooperazione. Fare le attività domestiche come cucinare, apparecchiare, pulire sono compiti importanti della cura di sè e del’ambiente.
  2. Implementiamo la lettura! Leggere un libro anche insieme se i bambini non hanno voglia di leggere da soli, è altrettanto importante. Una lettura serale è un buon momento per rilassarsi per spostare l’attenzione e distenderla alla fine di una giornata e prepararsi meglio al sonno. Leggere aiuta, protegge, apre la mente, stimola, leggere si può salvare!
  3. Facciamo movimento (anche una passeggiata intorno a casa, senza avvicinarsi ad altri è consigliato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità in questo momento e anche consentito dai nostri decreti), dedichiamo un’ora almeno a giochi corporei che prevedano movimento, nascondino, salti o percorsi dentro casa. E poi non dimentichiamo di massaggiarci! Questo è un momento in cui è messa in discussione una delle prerogative dell’essere umano: il contatto con l’altro. Siamo portati a percepire un grave pericolo legato al contatto con l’altro, un pericolo di contagio, per questo se in famiglia siamo in sicurezza non rinunciamo a momenti positivi di coccole proprio sul corpo.
  4. Un ultimo piccolo consiglio può essere quello di fare una sorta di “Diario di bordo” della quarantena…ossia un diario di famiglia dove ognuno è invitato a scrivere qualcosa, quando vuole, su ciò che pensa o sente, un diario delle emozioni della famiglia, è importante che tutti partecipino grandi e bambini e che si esprima quello che semplicemente si sente e come si vuole. Emozioni difficili e positive, tutto. Può essere importante leggerle a distanza di tempo, noi abbiamo bisogno di una narrazione di ciò che ci accade.

Il momento che viviamo è immenso, è assai complicato e doloroso, ma ancora una volta siamo noi e solo noi che possiamo scegliere che volto dare a questa epoca.

Ornella Piccini

Psicologa-Psicoterapeuta

3 pensieri riguardo “Bambini e Coronavirus: Considerazioni psicologiche

  1. Ciao Ornella, ti leggo con piacere!
    E accolgo volentieri i tuoi spunti di riflessione…
    Noi stiamo bene. Questa situazione mi sembra simile al gioco “nonno Gelo”: tutti bloccati nel momento di vita che stavamo attraversando. E così c’è chi si è fermato in una posizione scomoda, e chi invece è stato sorpreso bene in equilibrio sui suoi piedi. Ecco, noi , come famiglia, eravamo in un momento di equilibrio e questa stasi ce lo mette chiaro davanti agli occhi. Sono molto grata di tutto quello che la vita mi ha donato, e anche di quello che ho saputo costruire… stiamo in campagna in piena primavera, siamo in ottima compagnia e ci vogliamo un gran bene. E per di più abbiamo finalmente un tempo disteso, col babbo a casa…
    La didattica a distanza crea non poche difficoltà e malumori, e certo, l’ansia ogni tanto fa capolino e serpeggia, il futuro è un grande punto interrogativo… ma la disciplina di vivere il qui e ora sta abbastanza funzionando e anche la speranza che, magari, chissà, l’umanità possa risvegliarsi migliore…
    Ti mando un grande abbraccio nella speranza che i vostri giorni abbiamo un sapore di positività!
    Vera

    1. Più che positività opportunità…
      Al di là del senso di colpa di essere sereni mentre in tanti stanno vivendo una immane tragedia…

    2. Grazie Vera, purtroppo leggo in ritardo il tuo messaggio non so perchè…
      Grazie per quella metafora del giochino “Nonno gelo” rende proprio bene l’idea…
      Un abbraccio grande a te a tutti voi!

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