Appello di una psicoterapeuta alle e agli insegnanti, Parte II

La scuola è iniziata, abbiamo varcato questi cancelli, luogo della socialità e al contempo della distanza, e sono circolate molte emozioni, sensazioni di angoscia, di perdita, ma anche di desiderio di ritrovarsi e di riprendere ciò che era stato interrotto.

Mi piacerebbe raccogliere dalle e dagli insegnanti che tipo di emozioni hanno provato, cosa hanno sperimentato il primo giorno nel ritrovare i loro alunni in questo modo così diverso..

e mi chiedo se siamo riusciti a soffermarsi su ciò che è successo, a dirci che ci siamo mancati, a chiederci cosa abbiamo provato….

Vorrei ora continuare ciò che avevo scritto nel precedente articolo soffermandomi soprattutto su alcuni suggerimenti pratici da mettere in atto per l’espressione emotiva, che come abbiamo visto è così importante, soprattutto ora che l’espressione corporea è in qualche modo frustrata dal distanziamento e dal sanificare. 

Una delle attività da proporre, che con piccole diversificazioni può essere adattata sia alla scuola dell’infanzia che alla primaria, è quella in cui si nomina un’emozione e si chiede di produrre pensieri su quella emozione, ad esempio:

  1. Scelgo la parola GIOIA (la posso scrivere alla lavagna o la posso semplicemente nominare) e poi chiedo ai bambini di dire “cosa vi viene a mente se dico GIOIA”?
  2. Successivamente si può aggiungere una particolarità ovvero “ provo GIOIA  quando…” e ogni bambino dice, se è alla scuola dell’infanzia oppure scrive, se è alla scuola primaria due o tre situazioni in cui prova gioia.
  3. Si può continuare aggiungendo altre particolarità ad esempio “provo GIOIA insieme a qualcuno quando…” 

E’ importante progredire per gradi perché solo così si acquisisce sempre maggiore consapevolezza delle situazioni e dei pensieri che vivo relativi ad una certa emozione, e per la primaria questo può essere un ottimo modo anche per costruire delle frasi su cui lavorare sull’’espressione lessicale oppure sulla costruzione della frase. Soprattutto si individua che le emozioni che io ho provo possono essere associate a situazioni diverse ovvero ciò che mi suscita “Gioia” in generale, ciò che mi suscita quando la associa a qualcosa che faccio, quando la associo a qualcuno con cui faccio qualcosa ecc..

Altrettanto significativo è lavorare su tante sfumature emotive, soprattutto quelle più difficili come la PAURA, la RABBIA, ecc…

Un’altra attività, molto significativa in questo momento, può essere quella sul CONTAGIO EMOTIVO….ebbene sì, abbiamo bisogno di pensare che il contagio tra esseri umani non è solo qualcosa che riguarda virus e malattie ma è qualcosa di molto più ampio e che può avere anche qualcosa di positivo da portare…pensiamo a quanto può essere contagiosa una risata, ma anche un pianto, a volte basta vedere qualcuno che soffre in un film per iniziare a piangere. Oppure la paura, se qualcuno grida e scappa è facile che anche noi possiamo fare lo stesso….questa attività può portare a riflettere sull’influsso della realtà su di noi, sul fatto che poi serve un momento di riflessione posteriore per comprendere ciò che ci accade, a volte fuggire può salvarci la vita, altre volte può essere una reazione avventata e non idonea.

Fermarsi a riflettere su questi aspetti è qualcosa che arricchisce la possibilità stessa di vivere gli eventi, osservare quello che ci accade dentro. Non dimentichiamoci che questa capacità agevola la possibilità stessa del bambino di pensare e di pensare in maniera corretta per se stesso e per gli altri. Quando le emozioni ci invadono noi non siamo in grado di pensare adeguatamente, per cui veramente queste attività sono propedeutiche anche all’acquisizione di una buona espressione lessicale e grammaticale, non sono da considerarsi mai solo aggiuntive. In più il lavoro sul “contagio emotivo” permette in questa fase di emergenza di pensare all’incontro con l’altro come a qualcosa di positivo e non solo di pericoloso.

Una iniziativa interessante per tutta la classe può essere quella di ideare una sorta di “DIARIO DI BORDO”. Il diario di bordo può essere un quaderno che appartiene a tutta l’intera classe dove annotare gli eventi e le emozioni più significativi. Ci sono molte modalità diverse di gestirlo: una può essere quella di lasciare che ognuno semplicemente annoti ciò che prova, ciò che ritiene importante essere accaduto alla classe, oppure si può fare un lavoro più specifico che è quello di annotare sul diario un lavoro sulle emozioni o su specifiche circostanze, fatto a inizio anno scolastico e che poi si ripete alla fine, per vedere l’evoluzione e il percorso che la classe ha fatto su una tematica, Se ci fossero problemi rispetto alle nuove disposizioni, per cui non si può usare un medesimo quaderno per tutti, possiamo usare una variante, che è quella per cui ognuno scrive su un foglio o su un file, se la classe ha a  disposizione dispositivi elettronici, e l’insegnante raccoglie tutti i contributi.

In generale questo lavoro di partire dall’esperienza personale per poter poi procedere anche a lavori più connessi alla didattica dove si analizza la costruzione della fase, il lessico ecc…è prezioso per garantire una migliore presa da parte degli alunni sul lavoro da svolgere. 

Le Esperienze fatte durante le vacanze estive, i viaggi fatti, possono essere un ottimo spunto per affrontare la Geografia, come le Regioni, oppure i confini, oppure i diversi paesaggi montuoso, collinare, marittimo ecc…Ognuno individua in che Regione si è trovato, o può descrivere i paesaggi che ha incontrato e così piano piano il docente aiuta a definirli.

In questo momento in cui abbiamo vissuto molte “interruzioni” nella nostre vite, tutte le esperienze che offrono continuità, che offrono la possibilità di ritrovare a scuola ciò che abbiamo vissuto in famiglia, è uno strumento prezioso per migliorare il benessere dei bambini a scuola. 

Per Arte e in generale le materie artistiche consiglio lavori fatti sull’immagine corporea, sull’espressione del volto…stiamo vivendo una deprivazione e uno stravolgimento percettivi importanti, usciamo e incontriamo volti esposti per meno della metà, facendo venire meno il riconoscimento dell’altro, e la ricchezza delle sfumature emotive che si dipingono solitamente sul volto. E’ un’esperienza estetica tronca che ha delle inevitabili ripercussioni anche interne, la bellezza dell’incontro con l’altro è zoppicante. 

I tecnici che hanno ispezionato le scuole hanno consigliato non solo di tenere le finestre aperte, ma anche di prediligere le attività all’aperto. Non dimentichiamo che in giardino può essere svolta anche una lezione di Storia o di Scienze, col dovuto distanziamento, i bambini possono sedere a terra, respirare liberamente l’aria e quindi essere più ricettivi per imparare. Organizziamo attività nel centro città, facciamo Storia osservando i monumenti della città in cui si vive anche da fuori, anche con semplici passeggiate, non è necessario organizzare visite guidate o gite, ma proprio uscire di scuola e andare in giro ad imparare e ad integrare le attività didattiche. Dobbiamo sviluppare un’idea di scuola diffusa, imparare è una condizione dello spirito, che prevede un movimento esplorativo interno e esterno, non è necessario stare seduti a un tavolo con un libro davanti, anzi è proprio sconveniente.

Il momento dell’intervallo, può essere usato per proporre attività di movimento e di rilassamento così che con l’accompagnamento dell’insegnante è possibile respirare bene e rigenerarsi e al contempo rispettare le regole.

Come ho tenuto a dire tempo fa, quello che mi preoccupa è che se fuori dalle scuole si adottano condotte diverse da quelle che si tengono dentro, pensiamo ad esempio che fuori bambini e ragazzi giocano e si incontrano più o meno liberamente, può accadere che la l’ambiente scolastico si scolli in qualche modo dalla realtà fuori, e rischi di diventare luogo della formalità, di ciò che non corrisponde alla vita reale, e questo può essere un pericoloso movimento di delegittimazione della funzione educativa della scuola, del suo essere comunità educante. Gli insegnanti sono chiamati a lavorare molto in profondità su queste tematiche quest’anno, ancor più di sempre, e preoccuparsi meno di portare avanti solo i programmi ministeriali. Abbiamo bisogno di un’attenzione continua al benessere e chi nella scuola ci lavora, a contatto coi bambini, ha grande responsabilità in questo, la scuola è un presidio di salute importantissimo. I bambini e gli adolescenti con cui ho parlato in questi giorni mi hanno confessato di essere contenti di andare a scuola, nonostante tutto. Riflettiamo quanto la società sia importante per loro!

Un’adolescente che frequenta un liceo della città in particolare mi ha detto che è brutta questa cosa delle disposizioni perché a scuola c’è silenzio, non c’è più quel movimento di prima dove si parlava con la custode, si girava nel corridoio e si scambiavano esperienze, però mi ha anche detto che essendo l’orario ridotto, alla fine il tempo a scuola non è troppo e quel tempo lei quest’anno riesce a concentrarsi molto di più, sta seguendo meglio, fa lezione, impara quello che deve imparare e poi via esce e fa la sua vita. Beh questi possono essere spunti per riflettere modalità di frequentare diverse da sviluppare con le fasce più grandi come quelle delle scuole superiori, si può iniziare a pensare forme diverse di scuola, dove magari si va meno a scuola ma si impara di più. 

Certo il contatto corpo a corpo resta nonostante tutto una grande mancanza non colmabile, che speriamo sia superata al più presto, sono tempi duri e difficili ma che ognuno di noi è chiamato a trasformare in un’esperienza di spirito più profonda e significativa.

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