APPRENDIMENTO

Non c’è momento in cui un bambino non impari, tutto quello che fa e che si muove intorno a lui è costruzione della realtà, formazione del pensiero, attivazione delle competenze, esperienza emotiva. Il bambino apprende spontaneamente fin dalle prime fasi di vita in utero, sente e dà significato all’esperienza. Il modo in cui un bambino vive, le regole che condivide, e tutto l’ambiente educativo che respira concorrono alla sua salute.
I bambini hanno spontaneamente interesse all’esplorazione e alla conoscenza.
Quando sento dire da un adulto che un bambino è “svogliato”, o non ha voglia di studiare, che davanti a un libro scappa, ecc…comprendo che stiamo sbagliando visione, non solo perché se quel bambino “è svogliato” è sicuramente perché “defraudato” della voglia di scoprire e di interessarsi al mondo ma anche perché è facile che lui se ne dia la colpa, sentendosi etichettato come sbagliato. Essere liberi e desiderosi di apprendere è qualcosa che ha a che fare con la salute e il benessere, perché apprendere dovrebbe essere un naturale e piacevole processo dell’esistenza. I bambini sono naturalmente rivolti all’apprendimento, dobbiamo solo capire che non esiste un tempo per apprendere a scuola separato da tutto il resto. I genitori sono responsabili quanto gli insegnanti in tutto il processo di apprendimento. La prima forma di apprendimento sappiamo essere l’imitazione, non l’imitazione immediata senza filtro, bensì intesa come l’insieme dei comportamenti emotivamente significativi che noi come adulti mettiamo in atto e che i bambini osservandoci, in interazione con le proprie specifiche emozioni, acquisiscono. Ed è così che l’altra faccia dell’apprendimento è l’educazione che offre l’adulto.
Qui per educazione intendo riferirmi alla radice etimologica del termine, nel senso di “ex-duco” ossia “conduco fuori”, l’educazione non è un insieme di regole e concetti da imparare, ma un processo in eterno divenire di scoperta e integrazione del mondo, è un processo che deve consentire quindi di uscire, andare fuori per il mondo con tutti gli strumenti necessari di comprensione, lettura e anche propria creazione della realtà.
In tutto ciò vi sono due requisiti fondamentali: la qualità e la quantità.
Per qualità intendo dire la tipologia dei contenuti che trasmettiamo che devono essere equilibratamente teorici e pratici e comprendere una globalità di linguaggi e esperienze tra i quali : il sapere antico, quello contemporaneo, la manualità, l’esplorazione costante del mondo. Conoscere l’Egitto e non sapere sbucciare una mela, è un apprendimento non equilibrato. Sapere sbucciare una mela, e quindi una buona manualità, consente al pari dei paradigmi, l’apprendimento della geometria e della matematica.
La quantità è l’altro elemento fondamentale. Partendo dal presupposto che i bambini imparano tutto il giorno da ogni cosa che vedono e fanno, è necessario che il tempo e i contenuti che dedichiamo attivamente all’apprendimento siano ridotti (soprattutto rispetto a quelli del programma ministeriale attualmente in atto) per dare modo a loro di integrarli e interiorizzarli. I bambini hanno cioè bisogno nelle loro giornate di molto tempo libero a disposizione, per indirizzare il loro interesse e la loro creatività verso ciò che loro scelgono e per elaborare ciò che apprendono. Un adulto che accompagni un bambino nella crescita, sia esso genitore, insegnante, educatore sportivo, dovrebbe avere ben chiare l’insieme delle competenze integrate di sviluppo di un bambino. Tali competenze comprendono le competenze linguistiche, intellettive, percettive, motorie. Come cercavo di spiegare precedentemente con l’abilità di “sbucciare una mela”, è importante sapere che un bambino che ad esempio ha scarsa coordinazione motoria, o motricità fine, può avere difficoltà scolastiche dovute al fatto che la motricità bene sviluppata influenza direttamente anche la capacità di organizzazione spazio-temporale e quindi il come mi “muovo” di fronte a un compito che deve essere svolto su un foglio, seguendo ad esempio una cronologia o l’organizzazione spaziale. Riuscire a osservare le capacità motorie di un bambino può quindi servire a indirizzare il tipo di lavoro che questi deve fare, e ad esempio implementando un buon sviluppo motorio (anche con attività sportiva specifica) si evita di etichettare il bambino come disorganizzato o incapace di svolgere certi compiti.
Qualsiasi disturbo dell’apprendimento che un bambino manifesti, necessita non solo di una diagnosi accurata e in linea con le attuali conoscenze della neurofisiologia dell’apprendimento, ma anche di un approccio volto a valorizzare in prima linea la condizione emotiva del bambino, il come si pone e il come si sente lui di fronte al “fare”.
Qui voglio solo fornire alcuni spunti di riflessioni, per aprire un dibattito che sia fecondo, e voglio iniziare dai “bisogni educativi” dei bambini:
• Avere adulti recettivi che desiderano dedicare loro il tempo spiegando ciò che loro chiedono spontaneamente (e solitamente sono molteplici le domande dei bambini, questo fa parte dell’apprendimento al pari delle ore scolastiche)
• Poter esplorare l’ambiente naturale il più possibile, avere cioè del verde non strutturato intorno. Chi vive in città può concentrare questa attività nel fine settimana organizzando passeggiate nel bosco. La natura offre molteplici e complesse situazioni di apprendimento integrato dove al contempo il bambino può muoversi liberamente, osservare, imparare, immerso in un ambiente che stimola ma non eccita e non sovraespone agli stimoli.
• Fornire un ambiente ricco di stimoli costruttivi, che non significa avere molti giochi a disposizione, o molti impegni già stabiliti, bensì fornire la possibilità di svolgere le più svariate attività e nelle modalità che preferisce il bambino. Le attività manuali costruire, dipingere, cucinare sono fonte di stimoli adeguati dove il bambino può misurare le proprie competenze e vederne praticamente il risultato.
• Dedicare tempo alla lettura fin da piccoli, ovvero leggere loro libri, mettere a disposizione libri in casa, libri illustrati, atlanti, favole, ecc…una molteplicità di materiale ben ordinato e disponibile. Frequentare le biblioteche.
• Favorire il racconto orale, raccontando noi per primi ma anche invitando loro a raccontare cose accadute, o gite, o la giornata a scuola ecc..
• Coinvolgerli nelle mansioni quotidiane : apparecchiare la tavola, cucinare, tagliare le verdure, fare la spesa, imparare a pagare e a ricevere il resto (è un modo incredibilmente efficace per imparare la matematica!)
• Ascoltarli e rivolgersi a loro con fermezza e dolcezza.

Conoscere la fisiologia dello sviluppo e del comportamento sono strumenti imprescindibili per accompagnare ogni bambino nell’esprimere a pieno il proprio potenziale di salute e apprendimento.


Ornella Piccini