“Nascere è il primo atto del bambino di essere nel mondo.
Il suo valore ha radici profonde ed ha conseguenze importanti
sullo stabilirsi della salute e sull’universo relazionale del bambino,
primo fra tutte la relazione con la madre.”
Il bambino è presente ben prima della nascita, a partire dal concepimento (e ancor prima nella mente dei genitori che lo desiderano) egli è in continua comunicazione con la madre e col mondo esterno, si nutre di ciò di cui si nutre la madre, sia in termini di cibo, di aria, ma anche di emozioni e di sensazioni che ella prova. Questa connessione silenziosa determina lo stato di salute della donna e del bambino durante tutta la gravidanza, e sul piano fisiologico è governata dalla placenta, organo che garantisce la comunicazione tra i due e che tutela la salute del bambino mandando specifici segnali alla madre (sul ruolo e il significato della placenta vedi qui). Nessuna considerazione sulla salute del bambino può essere fatta senza tenere in considerazione la salute della mamma, sia fisica ma anche emotiva. Oggi il dibattito sulla nascita è aperto e da svariati punti di vista si rivaluta il parto naturale, il parto a casa, si discute sull’uso di epidurale o altri metodi alternativi per affrontare il dolore del parto. Non desidero addentrarmi in questo dibattito, né farmi fautrice del parto in casa con tutte le motivazioni ad esso associate. Avrei piuttosto l’ardire di arrivare ai cuori delle persone che si interessano a queste tematiche per restituire alla nascita il senso del suo profondo splendore, del mistero della vita, della potenza trasformativa, della poesia che può incontrarsi egregiamente con gli studi scientifici, col funzionamento fisiologico del nostro corpo, senza aver niente a che fare coi centimetri di dilatazione, le spinte, le fasi del parto. Ci siamo riempiti la testa di misurazioni che non solo non servono un granché, ma addirittura possono nuocere spostando fuori piuttosto che dentro di noi il focus del sentire e del sapere. Restituire alla nascita la tranquillità e la semplicità che le sono proprie e che caratterizzano ogni naturale processo del divenire come il crescere e il morire. Non vorrei più che considerassimo normali immagini di neonati urlanti in braccio a uomini o donne col camice bianco o verde che tagliano il cordone o li visitano come se tutto ciò fosse normale e fisiologico. Nella maggior parte dei casi un neonato quando nasce non ha bisogno di nessuna cura e nessuna osservazione. Ha solo bisogno di essere lasciato nelle braccia della sua mamma, che lo guarderà, lo toccherà, gli offrirà il seno. So bene che molte donne hanno vissuto e continuano a vivere questo momento con estrema sofferenza, nell’assenza del rispetto dei loro bisogni più intimi, so bene che per molte donne è stata un’esperienza che vorrebbero dimenticare tanto è stata dolorosa. Ma il fatto è che non solo non la si dimenticherà mai, ma segnerà in modo indelebile la nostra vita e quella del bambino e solo avvicinarsi ad essa con sguardo nuovo ci aiuterà a com-prenderla e a vederla con un valore diverso. Nessuno può spiegare ad una donna cosa sia una nascita, nessuno può istruirla, o guidarla senza rischiare di disturbarne enormemente tutto il processo, si può “solo” essere “accanto a una madre” con tutto l’ amore e la fiducia possibili per lasciare semplicemente che accada. Una donna sa partorire e un bambino sa nascere e questa è la base della loro relazione. Non c’è da aver paura, c’è solo da guardare le cose in faccia per come stanno e iniziare a sentirsi determinanti nel generare il nostro stato di salute e quello dei nostri figli, aldilà dell’assistenza medica.
Può essere utile far riferimento alle indicazioni forniteci dall’Organizzazione Mondiale della Sanità :
- Il benessere psicologico della neo – madre deve essere assicurato non soltanto permettendo il libero accesso durante il parto a un membro della sua famiglia di sua scelta, ma anche favorendo la possibilità che lei riceva visite nel periodo post natale.
- Inoltre l’equipe terapeutica deve assicurare un supporto emotivo sia in presenza che in assenza di persone che accompagnano la donna e che non appartengono alla istituzione.
- A tutte le donne che partoriscono in una istituzione deve essere garantito il rispetto dei loro valori e il diritto a porre in atto quelle pratiche che appartengono alla loro cultura, come il modo di vestire, sia se stesse che il bambino, la consumazione di cibi culturalmente significativi, la utilizzazione finale della placenta e altre manifestazioni inerenti la loro cultura.
- I servizi sanitari perinatali devono sforzarsi ad ogni costo di adattarsi a tali pratiche culturali, senza pregiudizio per la loro efficacia.
- Il neonato deve restare con la madre ogni volta che le condizioni dei due lo permettano.
- Nessun progetto di conservazione della salute del neonato giustifica la separazione dalla madre.
- Si deve promuovere immediatamente l’inizio dell’allattamento al seno, persino prima che sia lasciata la sala parto.
- I paesi con bassa percentuale di mortalità infantile nel mondo hanno % di cesarei inferiore al 10%.
- Chiaramente non c’è nessuna giustificazione in nessuna regione geografica per avere più del 10 – 15% di parti cesarei.
- Non c’è nessuna prova che dopo un precedente taglio cesareo trasversale basso sia richiesto un ulteriore taglio cesareo per la gravidanza successiva.
- Parti vaginali dopo un cesareo dovrebbero essere di norma incoraggiati dove è possibile disporre di un servizio di emergenza per un eventuale intervento chirurgico.
La legatura delle tube di Falloppio non è una indicazione per il taglio cesareo. Ci sono molti metodi più semplici e più sicuri per la sterilizzazione delle tube. Non c’è nessuna prova che il monito raggio elettronico fetale, fatto di routine abbia un effetto positivo sull’esito della gravidanza.