Da Genova 2001 alla Pandemia 2020: un filo sottile da ritrovare

Nel 2001, ai tempi dei fatti di Genova, avevo 22 anni e un figlio di appena tre mesi. Ero, e in parte lo sono ancora, impegnata in quel fermento sociale e culturale che grossolanamente può essere definito “no-global”, in realtà, per molti come per me non c’era nessun NO alla globalizzazione, c’era bensì il desiderio di accogliere un cambiamento inevitabile, iniziato con la diffusione globale del “web world” e la possibilità di mettere in connessione mondi lontani e far circolare informazioni, che spesso significa anche maggior libertà, ma stando ben attenti a intercettarne le criticità. C’era piuttosto la consapevolezza che un mondo fondato sul capitale, sul “più produci, più consumi, più ricchezza c’è” era qualcosa destinato a fallire. Nasceva una nuova consapevolezza ecologica, credo questa fosse la tematica trasversale al movimento, interpretata da alcune parti in forme poco costruttive, aggressive e degeneranti, ma da molti sentita invece come volontà di costruire un futuro a dimensione umana, ora che un certo benessere e una certa quota di diritti e di conoscenze acquisiti iniziavano a rendere possibile una certa visione. Un anno dopo, nel 2002, sarebbe nato il Social Forum Europeo, la prima edizione nella bellissima Firenze, partecipai a molte conferenze e workshop, e da lì nacque la rete dei gruppi d’acquisto sul territorio nazionale, detti il mio nominativo e il mio numero di telefono per quanto riguardava Empoli, mi ritrovai nei mesi successivi a rispondere a tantissime telefonate di concittadini convinti che esistesse un gruppo di acquisto, e io che rispondevo “io ero solo presente al workshop”. In realtà decisi di richiamare le persone che mi avevano contattata e dissi loro “non c’è nessun gruppo d’acquisto ma si potrebbe organizzare”. Così iniziò il primo gruppo d’acquisto ad Empoli. Leggi tutto il post