Ora che piano piano tutto riparte l’importante è non dimenticare. Non dimenticare. No, non mi riferisco al virus e ai morti, che certo non dobbiamo dimenticare e ai quali andrebbe data una forma di giustizia, visto il modo in cui se ne sono andati. Mi riferisco ai pensieri, alle emozioni. Dovremmo fare in modo di non dimenticare quello che abbiamo provato, dovremmo continuare a tornare e ritornare alle emozioni che in quei giorni ci hanno abitato, perché questa è l’unica strada attraverso cui poter offrire una opportunità trasformativa di questo strano periodo di pandemia. Ho raccolto molte testimonianze, e posso dire che il confinamento ha prodotto un quantitativo di esperienze emotive, interne e sociali, molto consistente e molto in profondità, come ho cercato di raccontare in qualche mio precedente articolo, si sono create delle sorti di “visioni” verso la propria realtà interna (scoprire il rapporto coi propri figli, il piacere dell’intimità, il sentire estraneo chi ci sta intorno ecc..) e verso il pianeta (l’importanza del silenzio, della calma, del tempo vuoto, dell’inquinamento). Non tutto è stato negativo. Se ci è piaciuto il silenzio e l’aria tersa, impegnamoci realmente ad andare più a piedi o in bicicletta. Se ci siamo accorti che di molte cose ne abbiamo fatto a meno, continuiamo a vivere in economia.
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Didattica a distanza: come usare bene o meno uno strumento.
Molto si sta dicendo sulla didattica a distanza, e molte, e molto diverse tra loro, sono le testimonianze che arrivano su questa esperienza. Come sempre sono le persone a fare la differenza, come sempre uno strumento può essere un’opportunità o un danno. Una cosa è certa tutti usiamo i media e la tecnologia, soprattutto quando non possiamo fare di persona. Pensiamo agli innamorati…che splendido strumento internet è per loro per poter comunicare a distanza, quando non possono vedersi o quando desiderano condividere un tramonto! Perché dovremmo pensare che bambini e ragazzi non abbiano bisogno di usare questo strumento in questo momento? Forse perché pensiamo che scuola e ragazzi non siano poi così innamorati…