Appello di una psicoterapeuta alle e agli insegnanti, Parte II

La scuola è iniziata, abbiamo varcato questi cancelli, luogo della socialità e al contempo della distanza, e sono circolate molte emozioni, sensazioni di angoscia, di perdita, ma anche di desiderio di ritrovarsi e di riprendere ciò che era stato interrotto.

Mi piacerebbe raccogliere dalle e dagli insegnanti che tipo di emozioni hanno provato, cosa hanno sperimentato il primo giorno nel ritrovare i loro alunni in questo modo così diverso..

e mi chiedo se siamo riusciti a soffermarsi su ciò che è successo, a dirci che ci siamo mancati, a chiederci cosa abbiamo provato…. Leggi tutto il post

Appello di una psicoterapeuta alle e agli insegnanti: come accogliere gli alunni in questo difficile rientro. Parte I

A quanti di noi avendo avuto dei figli o essendo stati a contatto con dei bambini sarà capitato la famosa “bua” al ginocchio, alla testa o chissà dove, che con un semplice bacio scompariva? Questo gesto magico ma così prezioso racconta tutto il mondo del bambino e della sua esperienza corporea, un corpo, quello del bambino, che comunica fin dalla nascita tutti i bisogni, da quelli di nutrimento a quelli emotivi e psichici, un corpo che va accolto e compreso per poter pian piano fare emergere i pensieri, le parole, e le emozioni che diventano parole. Quanti bambini e quante famiglie ho aiutato negli anni in cui lavoravo in Ospedale pediatrico e poi nel mio studio professionale nel dare voce a quel corpo, a quei mal di pancia ricorrenti, ai mal di testa, alle difficoltà a fare cacca o pipì..che altro non erano che emozioni non espresse, conflitti non risolti…un mondo, quello del corpo del bambino ma anche dell’adolescente, che non deve spaventare perchè se accolto e compreso può fornire un’ottima rotta per comprendere le parti di sé più difficili da esprimere e crescere in consapevolezza.  Leggi tutto il post

Costruiamo il futuro a partire dai bambini: come utilizzare quello che abbiamo vissuto

Ora che piano piano tutto riparte l’importante è non dimenticare. Non dimenticare. No, non mi riferisco al virus e ai morti, che certo non dobbiamo dimenticare e ai quali andrebbe data una forma di giustizia, visto il modo in cui se ne sono andati. Mi riferisco ai pensieri, alle emozioni. Dovremmo fare in modo di non dimenticare quello che abbiamo provato, dovremmo continuare a tornare e ritornare alle emozioni che in quei giorni ci hanno abitato, perché questa è l’unica strada attraverso cui poter offrire una opportunità trasformativa di questo strano periodo di pandemia. Ho raccolto molte testimonianze, e posso dire che il confinamento ha prodotto un quantitativo di esperienze emotive, interne e sociali, molto consistente e molto in profondità, come ho cercato di raccontare in qualche mio precedente articolo, si sono create delle sorti di “visioni” verso la propria realtà interna (scoprire il rapporto coi propri figli, il piacere dell’intimità, il sentire estraneo chi ci sta intorno ecc..) e verso il pianeta (l’importanza del silenzio, della calma, del tempo vuoto, dell’inquinamento). Non tutto è stato negativo. Se ci è piaciuto il silenzio e l’aria tersa, impegnamoci realmente ad andare più a piedi o in bicicletta. Se ci siamo accorti che di molte cose ne abbiamo fatto a meno, continuiamo a vivere in economia. Leggi tutto il post